Breve escursione storica sulle responsabilità della Chiesa nei confronti degli Ebrei.
Indice:
La colpa della cristianità verso il popolo ebraico
La teologia cristiana e il diritto ereditario
d'Israele
Repressioni in Europa orientale
I protocolli dei Saggi di Sion
La colpa dei cristiani verso gli ebrei
Quando l'orrore
dell'Olocausto divenne manifesto, una domanda emerse spontaneamente: come è
potuto accadere tutto questo? La tremenda verità è che l'Olocausto non fu
nient'altro che il culmine di secoli e secoli di odio e di violenta
persecuzione, troppo spesso aizzata dalla teologia cristiana.
Mi sento profondamente
colpita – come cristiana e come tedesca – perché sin dal Medioevo nelle città
tedesche migliaia di ebrei furono assassinati senza pietà. Madre Basilea, la
fondatrice della nostra Comunità religiosa evangelica delle Sorelle di Maria,
ne parla in modo commovente nel suo libro "Israele, Mio popolo",
ricordando che, come dice la Parola in Zaccaria 2:12, chi tocca il popolo di
Dio tocca Dio stesso, perché Israele è la Sua pupilla.
Se consideriamo le
atrocità che nel corso di duemila anni della storia della Chiesa sono state
inflitte agli ebrei nel nome di Gesù Cristo, non possiamo celebrare la svolta
del millennio senza prima riconoscere con cuore profondamente pentito quale
grande dolore questo passato rappresenta per noi oggi. Con la nostra dottrina e
le nostre azioni tutt'altro che cristiane abbiamo recato vergogna e disonore al
nome di Gesù, rendendo questo nome insopportabile per gli ebrei, il popolo di
Dio…
Perciò oggi vogliamo
pregare insieme affinché ovunque nel mondo molti cristiani siano spinti
interiormente a celebrare l'inizio del terzo millennio con una preghiera
comunitaria di pentimento, nello spirito di unità e in ricordo della nostra
comune eredità cristiana. Gli estratti contenuti nelle seguenti pagine,
provenienti da fonti storiche cristiane ed ebraiche, rappresentano un breve
riassunto degli spaventosi crimini che la cristianità ha commesso verso gli
ebrei – crimini che hanno tracciato la via all'Olocausto. Nella nostra
esposizione, alquanto sintetica, non si sono potuti analizzare più
approfonditamente i singoli periodi storici: per questa indagine rimandiamo
alla bibliografia finale.
Suor Pista
Nelle comunità cristiane
primitive ebrei e gentili si riunivano in Gesù ed erano in Gesù una cosa sola,
perché era stato abbattuto il muro di separazione che era fra loro. Erano un
solo gregge e un solo pastore. In seguito il quadro della situazione cambiò e i
gentili che entravano nella comunità cristiana iniziarono a rappresentare la
maggioranza rispetto al numero degli ebrei, che invece diminuivano.
Gradualmente, gli ebrei non inseriti nella comunità cristiana vennero
considerati non più come fratelli nella fede, credenti nell'unico Dio rivelato,
ma come estranei se non addirittura nemici.
Nonostante i dissidi e le
difficoltà che potevano emergere, avremmo avuto ogni ragione per restare loro
vicini con umile affetto: è da loro infatti che abbiamo ricevuto la Legge, i
Profeti e il Signore Gesù. Non per niente l'apostolo Paolo ammonisce i credenti
in Cristo a non insuperbirsi nei confronti degli ebrei, ma a restare
nell'umiltà, sapendo che sono loro la radice dell'albero: sono gli ebrei a
portarci, e non viceversa, perché noi siamo stati innestati in loro (cfr.
Romani capitolo 11).
Ma il Nemico riuscì ad
allontanare la cristianità da questo atteggiamento umile e fraterno: e i
cristiani, come in una vera e propria rapina, si appropriarono prepotentemente
di tutte le grazie e le promesse in serbo per Israele, escludendolo in questo
modo dalla storia della salvezza[1].
Fu nella Chiesa primitiva
che comparvero per la prima volta pensieri di superiorità, finché essa
rivendicò per sé il diritto ereditario d'Israele, come si può ben osservare
dalla cosiddetta Lettera di Barnaba.[2]
Questa lettera, proveniente dalla Siria e databile intorno al 130, fu
annoverata da alcuni dotti ecclesiastici tra i libri del Nuovo Testamento. Essa
è pervasa da aspra polemica antiebraica e nega agli ebrei ogni capacità di
comprendere in profondità le loro Sacre Scritture poiché – afferma l'epistola –
essi non ne sono affatto degni. L'Antico Testamento è considerato solo un
adombramento di Cristo e della Chiesa: l'alleanza di Dio con il Suo popolo
varrebbe oggi solo per i cristiani, perché gli ebrei l'hanno persa per sempre.
Questa ed altre
affermazioni simili, come si trovano ad esempio nelle Lettere di Ignazio di
Antiochia (70-107), contribuirono a diffondere l'opinione secondo cui la Chiesa
è il nuovo Israele: l'imperatore Costantino arrivò addirittura a dichiarare che
la terra d'Israele, da quel momento in poi (IV secolo), non apparteneva più al
popolo ebraico, bensì alla Chiesa cristiana[3].
In tutto questo si può già scorgere il seme della "teoria della
diseredazione", che tra il XV. e il XVIII secolo si estese e si rafforzò
in modo impressionante e che ancora ai nostri giorni fa sentire i suoi effetti
negativi.
Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme (70) e la rivolta di Bar Kochba (132-135) la fede ebraica non tramontò, anzi, riacquistò vitalità e autorità. L'antica argomentazione ("La Chiesa ha preso il posto d'Israele") non convinceva più: al contrario, le comunità cristiane e quelle ebraiche gareggiavano nello sforzo di convertire i pagani e la giovane Chiesa percepì l'ebraismo sempre più come una minaccia.
Per contrastarlo, la
teologia cristiana cercò di teorizzare un Gesù non-ebreo. Vennero addotte le
prove più strane – come la fede di Abramo e persino la promessa fatta ad Adamo
– per dimostrare che la Chiesa esisteva già molto tempo prima d'Israele,
addirittura che essa è "l'eterno Israele" (Tertulliano)[4].
Quanto pericolosa fosse questa dottrina si rivelò secoli più tardi, nel Terzo
Reich.
Sin dagli albori della
cristianità gli ebrei vennero accusati di "deicidio". Sebbene in
Matteo 20:18-19 e negli Atti degli Apostoli al capitolo 4:26-28 sia chiaramente
attestato che tra i responsabili della crocifissione di Gesù ci furono anche
dei pagani, si radicò saldamente la convinzione che solo gli ebrei fossero
colpevoli e perciò che dovessero essere puniti: "Voi avete raggiunto il
culmine della vostra depravazione odiando e uccidendo il Giusto"[5],
ebbe a dire San Giustino il Martire. Alcuni teologi cristiani del III secolo,
tra cui Ippolito e Origene, hanno trattato ampiamente questa teoria, e nel IV
secolo il pensiero cristiano ne era già fortemente impregnato.
Mentre i cristiani comuni continuavano ad avere contatti con gli ebrei e a partecipare al culto nelle sinagoghe, i capi della Chiesa, nella paura di perdere il loro gregge, moltiplicavano gli attacchi verbali allo scopo di suscitare timore e disprezzo verso il popolo ebraico.
Sant'Agostino (354-430)
assunse a riguardo un atteggiamento ambiguo. Da un lato egli concordava con
Paolo sul fatto che bisognasse amare gli ebrei, ma dall'altro condivideva anche
l'opinione di alcuni Padri della Chiesa che vedevano in Giuda, il traditore,
l'immagine rappresentativa del popolo ebraico. Nel suo "Trattato contro
gli ebrei" egli scrisse che agli ebrei era concesso vivere solo per
essere, nella loro degradazione, "testimoni della loro colpa e della
nostra verità"[6].
Non dovevano venire uccisi perché, come Caino, portavano un segno, un marchio:
"Che vivano pure in mezzo a noi, ma nel dolore e nella perenne
umiliazione"[7].
La teoria secondo cui gli
ebrei, con la loro vita di sofferenze, dovevano render testimonianza della
gloria di Cristo, fu spesso presa a pretesto, in epoche successive, per
degradare ancora di più la loro esistenza se non addirittura per condannarli a
morte.
San Crisostomo
(conosciuto con il soprannome di "bocca d'oro", 344-407), volendo
proteggere la comunità cristiana di Antiochia dall'influsso sociale e religioso
di un ebraismo tinto di ellenismo, nei suoi brillanti sermoni inveiva non di
rado con parole feroci contro gli ebrei[8].
La teologia che egli elaborò, nella convinzione che il destino degli ebrei
fosse la conseguenza del "deicidio", ebbe effetti devastanti. Egli
giunse ad affermare che "a causa di questo delitto, non c'è più per voi
[ebrei] nessun miglioramento, nessun perdono e nessuna scusa… Dio vi
odia!"[9].
"Questa professione
di odio verso gli ebrei – scrive lo storico ebreo Heinrich Graetz – portò in
seguito re e popoli, politici e monaci, crociati e pastori a impugnare le armi
contro gli ebrei, a innalzare roghi per loro e ad escogitare per loro ogni tipo
di tortura"[10].
E chi perseguitava gli ebrei, li tormentava o li uccideva, si riteneva
esecutore dell'ira divina.
Nel IV secolo, sotto Costantino, il cristianesimo divenne religione di Stato. La Chiesa iniziò ad avere il potere di influire sulla legislazione e la sinagoga dovette in parte subire pesanti restrizioni.
Sotto l'imperatore
Giustiniano I (483-565) vennero abolite molte leggi che fino ad allora avevano
protetto la vita religiosa e i diritti civili degli ebrei – anche se l'applicazione
di tali leggi poteva variare da luogo a luogo. Il declassamento della minoranza
ebraica raggiunse così il minimo livello storico. Nel VII secolo l'imperatore
bizantino Eraclio ordinò per motivi politici il battesimo coatto degli ebrei.
Egli intendeva in tal modo garantire l'unità nel suo impero. Questa pratica
trovò altrove altri imitatori ed ebbe nei secoli seguenti conseguenze
disastrose[11].
Grazie allo stretto
legame tra Chiesa e Stato, la semina dell'odio da parte dei cristiani verso gli
ebrei fu seguita, nel Medioevo, da un terribile raccolto.
Con l'inizio delle
crociate, nel 1096, divamparono come mai prima di allora il terrore e la
persecuzione contro gli ebrei d'Europa. I predicatori delle crociate incitavano
a condurre la "guerra santa" a partire dalla propria nazione,
massacrando cioè i "nemici di Dio", gli ebrei. In Germania fu colpita
soprattutto la Renania. Orde di cavalieri, monaci e contadini si scagliarono
sulla minoranza ebraica uccidendo, saccheggiando e battezzando con la forza.
Moltissimi crociati facevano giuramento di ammazzare con la loro spada almeno
un ebreo prima di lasciare la nazione e partire per la Terra Santa, così da
"consacrare" la spada con sangue ebreo per la battaglia contro i
saraceni. L'uccisione degli ebrei era ritenuta un'azione gradita a Dio che
garantiva l'indulgenza per tutti i peccati[12].
Nel 1096 l'esercito dei
crociati passò attraverso Speyer, Worms, Magonza, Colonia, Treviri e altre
città e in soli tre mesi, tra maggio e luglio, 12.000 ebrei furono massacrati[13].
Complessivamente, circa un terzo o un quarto della popolazione ebraica in
Germania e in Francia fu sterminato nel corso di questa prima crociata[14].
Nell'anno 1099,
conquistata Gerusalemme, i crociati infierirono con eguale crudeltà contro
saraceni ed ebrei, gloriandosi di essere in tal modo gli esecutori dell'ira e
della vendetta divine. Tutti gli ebrei ai quali era risparmiata la spada,
venivano rinchiusi a forza in una sinagoga, che i crociati poi senza esitazione
incendiavano, bruciando vivi uomini, donne e bambini[15].
Terminato l'eccidio e il saccheggio, i crociati si lavavano viso e mani, si
coprivano con un camice di lino e camminavano scalzi attraverso le pozze di
sangue verso la Chiesa del Santo Sepolcro dove, tra lacrime e preghiere,
ringraziavano Dio per il trionfo che avevano ottenuto combattendo per la Sua
gloria[16].
Durante le prime due
crociate gli ebrei tedeschi si erano rivolti alla Corona chiedendo aiuto e
protezione: in risposta all'aiuto promesso essi vennero nominati "servi
del re" dell'imperatore – un privilegio per cui dovevano pagare alte somme
di denaro.
Col passare del tempo, i
"servi del re" si rivelarono una fonte redditizia per le entrate
pubbliche: in quanto proprietà del sovrano, essi potevano essere comprati, dati
in prestito o venduti per estinguere i debiti. Questa attività di scambio
diventò una consuetudine regolare che ben presto si diffuse anche in altre
nazioni[17].
I capi della Chiesa giustificarono teologicamente lo status dei "servi del
re" con la dottrina della Chiesa primitiva: gli ebrei sono condannati a
eterna schiavitù perché hanno crocifisso Cristo[18].
Altri fattori
contribuirono al declassamento degli ebrei. Per esempio, fu loro precluso
l'accesso alla maggior parte delle professioni perché le gilde, le associazioni
dei commercianti, accettavano solo cristiani. Emarginati dalla società, gli
ebrei si trovarono costretti a praticare un' attività tanto esecrata dai
cristiani: il prestito di denaro a interesse.
Ma in quanto creditori
per molti membri del clero (molte cattedrali e chiese furono costruite con
denaro ebraico) come anche per esponenti della società secolare, essi
risultavano indispensabili. La conseguenza fu che l'odio verso gli ebrei,
inizialmente a sfondo religioso e sociale, si intrecciò anche e sempre più
fortemente con interessi economici[19].
Se la fonte di denaro offerta dagli ebrei si esauriva, i sovrani non esitavano
a cacciarli dal loro territorio: ma spesso, trovandosi di lì a poco di nuovo in
ristrettezze economiche, ne ordinavano l'immediato ritorno[20].
Infine, in quanto
creditori, gli ebrei si attiravano anche l'odio dell'uomo comune. Ad esempio,
quanto più grandi erano i debiti dei contadini dopo una cattiva annata di
raccolto, tanto più l'esistenza degli ebrei era messa in pericolo[21].
Dietro ad un preteso zelo religioso del popolo si nascondevano spesso puri
motivi economici, e al massacro seguiva la distruzione delle ricevute di
credito custodite nelle case degli "usurai"[22].
Nel suo "Dialogo tra
un filosofo, un ebreo e un cristiano" (del 1135) lo scolastico francese
Pietro Abelardo fa dire all'ebreo:
"Nessun popolo ha mai sofferto così tanto per Dio. Dispersi tra tutte le nazioni, senza re né principi secolari, gli ebrei vengono caricati di pesanti tasse, come se dovessero ogni giorno da capo pagare il riscatto della propria vita. Maltrattare gli ebrei è considerata un'opera di devozione, poiché una tale condizione di schiavitù e di prigionia, com'è quella patita dagli ebrei, i cristiani la riescono a motivare solo con un odio immenso da parte di Dio.
La vita degli ebrei è
consegnata nelle mani dei loro nemici più feroci. Anche nel sonno essi sono
perseguitati da incubi spaventosi. Non hanno alcun rifugio sicuro, se non in
cielo. Se vogliono viaggiare e raggiungere una località, anche vicinissima,
devono pagare con ingenti somme di denaro la protezione dei sovrani cristiani,
i quali in realtà desidererebbero la loro morte per impadronirsi della loro
eredità. Gli ebrei non possono possedere né campi né vigne, perché non c'è
nessuno che garantisca per la loro proprietà. Perciò l'unico loro guadagno
rimane l'attività del prestito ad interesse, e questo li rende nuovamente
detestati dai cristiani"[23].
Pur dichiarandosi
contrario alle stragi di massa degli ebrei, San Bernardo di Chiaravalle
(1090-1153) sosteneva che essi non avevano Dio per padre, bensì il diavolo. Con
ciò, egli faceva eco ai teologi del suo tempo che, estrapolando dal contesto
biblico il versetto di Giovanni 8:44 ("voi avete per padre il diavolo e
volete compiere i desideri del padre vostro") lo applicavano al popolo
ebraico di tutti i tempi. Essi non furono però i soli a farlo. Già in San
Cipriano (III secolo) troviamo qualcosa di simile[24].
Anche Lutero parlò dell'ebreo come del "diavolo incarnato"[25].
Secoli più tardi, uno dei leader nazisti, Julius Streicher, portò all'estremo
quest'asserzione decretando che "fosse annientato il popolo, il cui padre
era il diavolo"[26].
Insieme a innumerevoli
divieti e crudeli ordinanze, gli ebrei subirono anche perfide diffamazioni.
Furono ritenuti responsabili di tutti i mali e le miserie di questo mondo,
ovunque accusati di aver avvelenato le sorgenti, profanato ostie e commesso
omicidi rituali[27].
Sempre più spesso venivano loro attribuite, senza alcuna prova, le azioni più
assurde. Furono persino ritenuti artefici di un terremoto e della tempesta che
lo seguì, il venerdì santo del 1021, tanto che per questa ragione Papa Benedetto
VIII li condannò alla morte sul rogo[28].
Quando, nel 1348, la
peste dilagò in Europa, la colpa come sempre cadde sugli ebrei: si diceva che
avessero avvelenato le sorgenti per sterminare i cristiani. L'eco di questa
accusa si propagò dalla Francia in Svizzera, e di qui in Belgio, in Spagna, in
Polonia e in Austria. Ma in nessun luogo gli ebrei furono così atrocemente e
sistematicamente annientati come nel Sacro Romano Impero di nazione tedesca, e
invano l'imperatore Carlo IV emanò divieti affinché ai suoi "servi del
re" non fosse torto un capello[29].
A Worms, il primo marzo di quell'anno, la comunità ebraica diede fuoco da sé alle proprie case, e altrettanto fece il 24 luglio la comunità di Francoforte sul Meno. A Magonza gli ebrei opposero resistenza armata e solamente quando non vi fu più alcuna speranza di salvezza, le famiglie ebree, ormai accerchiate, si tolsero la vita autoimmolandosi come "olocausto", levando tra le fiamme e il fumo i loro canti di lamento. Furono in seimila a morire quel giorno, il 24 agosto, lo stesso in cui anche l'antica comunità di Colonia si estinse.
La foga omicida
attraversò tutta la Germania infuriando tremendamente su più di trecento
cinquanta comunità ebraiche. Sessanta grandi comunità e cento cinquanta piccole
comunità vennero completamente annientate, mentre i sopravvissuti fuggirono
verso est. La popolazione ebraica tedesca del medioevo fu così sterminata.
Eppure, nonostante questi atroci massacri e carneficine, non vi fu mai, da
parte degli ebrei, un'apostasia collettiva[30].
La mostruosa e funesta
menzogna dell'omicidio rituale, che affonda le proprie radici nell'antica era
pagana, fece apparire gli ebrei sotto una luce sinistra e inquietante: si
riteneva che essi uccidessero bambini cristiani, specialmente prima di Pasqua,
per utilizzarne il sangue a scopi rituali. Fu con questa accusa che nel 1171 a
Blois, in Francia, l'intera comunità ebraica venne arsa al rogo[31].
La cosiddetta accusa del
"sangue rituale", sorta in Inghilterra e in Francia, si diffuse ben
presto come un'epidemia in tutta l'Europa, e neppure i divieti emanati dalle
alte sfere dei regnanti riuscirono ad arrestarla. L'assassinio di cristiani,
avvenuto in circostanze non chiare, portava all'assalto delle comunità ebraiche
della zona, che subivano torture, uccisioni e saccheggi. Non di rado, cadaveri
di cristiani venivano introdotti di nascosto in case ebraiche, per far cadere i
sospetti sugli ebrei.
Ad Erfurt, Colmar, Krems,
Magdeburgo e Weissenburg, a Parigi, Berna, Würzburg e Posen, a Praga, Trento,
Boppard, Budweis e in molti altri luoghi migliaia di ebrei morirono tra i
tormenti, vittime della follia e della superstizione[32].
In tutta Europa si diffuse la credenza che gli ebrei uccidessero i bambini
cristiani, e tale credenza è sopravvissuta fino al nostro secolo dando origine
in taluni casi a un vero e proprio culto, com'è il caso ad esempio di
"Simone di Trento"[33].
Tra il 1880 e il 1945, la
menzogna dell'omicidio rituale trovò grande eco in Europa orientale, tra
cristiani cattolici e ortodossi. Il quotidiano nazista Der Stürmer pubblicava regolarmente
caricature di rabbini che succhiavano il sangue di bambini tedeschi[34].
Come se non bastassero
tutte le storie di orrore che circolavano sugli ebrei, venne divulgata verso la
fine del XIII secolo una nuova calunnia: si sparse voce che gli ebrei rubavano
o compravano ostie consacrate per poi perforarle con dei coltelli o pestarle
con il mortaio, in odio verso Cristo, volendo reiterare con questo gesto la
crocifissione di Cristo. Si diceva poi che da queste ostie così profanate
fuoriuscisse del sangue avente un miracoloso potere di guarigione[35].
Simili dicerie riguardo
il sacrilegio di ostie scatenarono nel 1298, nella Germania del sud, spaventose
carneficine. A Röttingen, un nobile di nome Rindfleisch, dichiarando di essere
stato chiamato dal cielo a vendicare la profanazione delle ostie, uccise con
una banda di seguaci tutti gli ebrei della città e andò di paese in paese,
attraverso la Franconia, la Baviera e l'Austria, saccheggiando e uccidendo.
Innumerevoli ebrei si tolsero la vita per sottrarsi alle truppe di Rindfleisch.
Tra la primavera e l'autunno del 1298, più di cento quaranta comunità ebraiche
caddero vittima dell'atroce massacro che costò la vita a circa cento mila ebrei[36].
Nel 1389, a Praga, alcuni
bambini ebrei presi nei loro giochi gettarono inavvertitamente della sabbia su
un prete che stava portando in quel momento il Santissimo Sacramento. Come
reazione a quest'episodio tremila ebrei furono giustiziati[37].
Nel 1215, il quarto
Concilio Lateranense indetto da Papa Innocenzo III stabilì, con riferimento al
libro dei Numeri al capitolo 15:37-41, che gli ebrei dovessero differenziarsi
dal resto della popolazione con un genere particolare di indumenti, come
avvenne per i saraceni e più tardi, per gli eretici, le prostitute e i
lebbrosi. Inoltre, essi dovevano portare sui loro vestiti un segno di riconoscimento:
tutto questo accadde molti secoli prima della stella gialla imposta dal
nazismo. Il funesto segno distintivo degli ebrei, il cui colore e la cui forma
venivano lasciati alla scelta delle singole nazioni, era dunque nato. Con
questo marchio d'infamia gli ebrei si trovarono così isolati all'interno della
società cristiana, bersaglio di ogni tipo di sevizie e maltrattamenti[38].
Il battesimo o la morte –
il battesimo o l'esilio! Fu questa la scelta imposta agli ebrei nella Spagna
medievale. Nel 1391 Ferdinando Martinez, sostituto del vescovo di Siviglia,
istigò il popolo alla caccia all'ebreo. Cinquanta mila ebrei furono uccisi e
centinaia di migliaia furono battezzati, tra cui molti rabbini[39].
Tuttavia il battesimo coatto comportava un grosso problema: alcuni accettavano di
cambiare fede per ottenerne un vantaggio personale, altri invece – la
maggioranza di quanti avevano subito il battesimo con la forza – continuavano
ad aderire segretamente alla loro antica fede. Entrambi questi gruppi vennero
soprannominati "marrani" – maiali – dagli spagnoli[40].
In Spagna antisemitismo e
antimarranismo presero piede in maniera impressionante. Incominciò a
diffondersi l'idea secondo cui il vero problema fosse l'asse ereditario degli
ebrei, o in altri termini la loro "mala sangre", il sangue cattivo,
su cui neppure il battesimo coatto poteva avere alcun effetto: fu questa
convinzione a generare il razzismo spagnolo. Non era molto lontana la via che avrebbe
portato ai paragrafi ariani dei nazisti e alle "leggi razziali" di
Norimberga, in seguito alle quali gli ebrei furono esclusi dalla vita pubblica
e privati della cittadinanza tedesca.
Nel 1480 i regnanti
spagnoli Ferdinando ed Isabella istituirono un tribunale con il fine di purgare
la Chiesa dai marrani che nascostamente continuavano a praticare la loro fede
ebraica: seguì subito una serie di arresti in massa. Ma l'Inquisizione spagnola
non era affatto sostenuta da motivi autenticamente religiosi: aveva invece a
che fare con l'enorme accumulo di debiti che la casa reale aveva contratto con
gli ebrei. Le prime vittime vennero bruciate al rogo nel 1481[41]
e per tutta la durata dell'Inquisizione, ossia fino al XIX secolo, furono
complessivamente trentamila i "marrani" che morirono tra le fiamme.
Le atrocità di quest'epoca, riccamente documentate, si diffusero fino in
Sudamerica.
Col passare del tempo gli
ebrei vennero cacciati da quasi tutti i Paesi in cui si erano stabiliti. Nel
1290 dovettero lasciare l'Inghilterra: sedicimila profughi si rifugiarono in
Francia e in Belgio, mentre molti morirono durante il viaggio per i disagi
della fuga[42].
Dalla Francia e dalla Germania essi furono nuovamente espulsi; nel 1492
Ferdinando ed Isabella li bandirono dalla Spagna, per costituire – come
affermarono – un regno autenticamente cristiano. Molti dei trecentomila
profughi si diressero verso il Portogallo, ove fu loro concesso, dietro
pagamento, di rimanere per alcuni mesi. In seguito essi vennero fatti schiavi
da Giovanni II (1481-1495). Il sovrano successivo li liberò, per poi
costringerli brutalmente al battesimo coatto[43].
Sevizie umilianti
inflitte agli ebrei rappresentavano spesso il culmine dei festeggiamenti
carnevaleschi. A questo scopo, nella Roma medioevale, ogni anno il più anziano
della comunità ebraica veniva introdotto nudo in una botte irta di chiodi e
fatto rotolare giù, lungo il Monte Testaccio, fino a provocarne la morte,
mentre gli altri ebrei erano costretti ad assistere al martirio del loro
compagno[44].
Più tardi, sulla scia della Controriforma, a Roma gli ebrei venivano fatti
ingrassare appositamente in vista del carnevale e poi esposti alla folla che li
copriva di fango – "proprio come si meritano quegli infedeli".
Infine, essi venivano obbligati a correre nudi per le strade del carnevale nel
freddo gelido e sotto la pioggia. Si tennero persino disquisizioni pubbliche
durante le quali gli ebrei venivano bastonati[45].
Martin Lutero (1483-1546)
fu da principio ben disposto verso gli ebrei, sperando di riuscire a
conquistarli alla fede cristiana attraverso la sua nuova dottrina. Giunse
persino ad elogiarli quali "cugini e fratelli del Signore", ma quando
alla fine fu costretto a riconoscere che gli ebrei non si convertivano, cambiò
radicalmente atteggiamento:
"Non ne dubitate,
miei carissimi in Cristo: dopo il diavolo voi non avete nessun nemico più
insidioso e più pericolo del vero ebreo… gli ebrei sono autentici bugiardi e
sanguinari… sono serpenti velenosi, assassini e figli del diavolo"[46].
Nel suo trattato
"Von den Juden und ihren Lügen" (Gli ebrei e le loro menzogne) (1543)
Lutero scrisse:
"Che cosa dobbiamo avere ancora a che fare, noi cristiani, con questo popolo dannato e infame degli ebrei? Vi darò io il mio consiglio più sincero:
1. Bruciate le loro sinagoghe e le loro scuole, e ciò che non brucia seppellitelo con la terra, così che non ne rimanga pietra su pietra.
2. Scassinate le loro case e distruggetele.
3. Portate via tutti i loro libri di preghiera e i loro Talmud, nei quali non si trovano altro che empietà, menzogne, bestemmie e ingiurie.
4. Vietate ai loro rabbini di insegnare, pena il taglio della lingua e la condanna a morte.
5. Vietate loro di viaggiare. Non sono infatti né padroni, né funzionari, né commercianti: se ne restino quindi a casa.
6. Vietate loro ogni tipo di usura, perché noi non siamo i loro sudditi, bensì loro i nostri.
7. È alle mani dei giovani ebrei e delle giovani ebree che appartengono asce, vanghe, conocchie e arcolai. Lasciate perciò che si guadagnino da vivere con queste cose, col sudore della loro fronte, come devono fare tutti i figli di Abramo. Perché grande è l'ira di Dio su di loro, così che essi peggiorano sempre più se trattati con benevolenza, ma migliorano se trattati con durezza. In conclusione, tenetevi sempre lontani da loro!"[47]
In una predica
pronunciata poco prima della sua morte, Lutero esortò ad espellere tutti gli
ebrei dalla Germania[48].
Alcuni secoli più tardi, nel Terzo Reich, la propaganda antisemita di Lutero fu
citata testualmente.
I papi dell'Italia
rinascimentale si dimostrarono relativamente benevoli verso gli ebrei. La
Controriforma tuttavia, soprattutto con Papa Paolo IV (1555-1559) portò un
brusco cambiamento[49].
Vennero costruiti i ghetti, prima in Italia e poi nella monarchia austriaca e
in altre nazioni. L'angustia e la degradazione del ghetto diventarono in tutta
Europa il segno distintivo della vita degli ebrei[50].
L'antisemitismo all'interno del cristianesimo si era intanto radicato così profondamente anche nella società che il cittadino comune ne era influenzato, non importa a quale tradizione cristiana o orientamento politico egli appartenesse. L'accusa di "deicidio" continuò a lungo a perseguitare gli ebrei: un bambino, fuggito nel 1921 con la sua famiglia da Kiev in Polonia, si ricordò in seguito che la prima frase insegnatagli in lingua polacca era stata "Gli ebrei hanno ucciso Cristo".
La Polonia era stata un
tempo luogo di asilo per gli ebrei tedeschi in fuga dalle crociate, dalla peste
e dal dilagare dei massacri[51].
Ma quest'esistenza relativamente tranquilla ebbe fine con la Pasqua del 1648,
quando gli ucraini ortodossi insorsero contro i loro padroni, i grandi
latifondisti cattolici polacchi. Gli ebrei, che lavoravano come fittavoli e
intermediari dei polacchi, furono i più colpiti nella rivolta e divennero preda
della rabbia feroce dei terribili cosacchi ucraini.
Ecco cosa scrisse un
testimone oculare:
Ad uno i cosacchi
strapparono la pelle, per gettare la carne ai cani. Ad un altro inflissero
tremende ferite e poi lo abbandonarono sulla strada. Altri ancora vennero
sepolti vivi. I cosacchi pugnalavano i neonati nelle braccia delle madri e
talvolta gettavano i corpi dei bambini ebrei nell'acqua per farne cumuli su cui
camminare e attraversare il guado dei fiumi[52].
Abomini ancora più atroci
non possono essere neppure menzionati.
Durante l'invasione
svedese (1655-1658) gli ebrei polacchi si trovarono, per così dire, chiusi tra
più fronti nemici. Russi, cosacchi e svedesi si avventarono uno dopo l'altro su
di loro e, dopo essersene andati via, era la volta dei polacchi, che si
scagliavano sugli ebrei ritenendoli alleati degli aggressori[53].
Si stima che, tra il 1648
e il 1658, vennero uccisi in Polonia tra i centomila e i cinquecentomila ebrei:
dai tempi biblici, questa fu l'epoca più sanguinosa della storia ebraica.
Settecento comunità ebraiche caddero vittima dello sterminio e colonne interminabili
di profughi cercarono rifugio in altri Paesi europei[54].
Anche in Russia, durante
la guerra civile tra armata bianca e armata rossa, gli ebrei furono attaccati
da entrambi i fronti: l'armata bianca vedeva in loro dei rivoluzionari, mentre
l'armata rossa li considerava oppressori del popolo.
La parità dei diritti,
che sulla spinta dell'emancipazione venne concessa agli ebrei sul finire del
XVIII secolo e agli inizi del XIX, non incontrò ovunque un consenso unitario:
in Germania, per reazione, vennero scritti e diffusi volantini d'ispirazione
antisemita.
Nel 1819 l'autore di uno
di questi volantini arrivò persino a proporre massacri, castrazione e libero
uso delle ebree per la prostituzione. Riferendosi a queste esaltazioni
fanatiche, lo storico ebreo Heinrich Graetz, che pure non era amico del
cattolicesimo, affermò: "La teologia protestante e la filosofia tedesca
hanno consigliato dei provvedimenti contro gli ebrei che sono andati ben oltre
i decreti canonici dei papi Innocenzo III e Paolo IV"[55].
Nel 1884 si svolse a Parigi, di fronte alla corte marziale, il processo per spionaggio contro l'ufficiale ebreo Alfred Dreyfus: il processo sollevò un'ondata di tumulti antisemiti, e questo in una delle nazioni più civilizzate del mondo, la prima in Europa che aveva concesso agli ebrei la parità dei diritti.
Dreyfus, falsamente
accusato di spionaggio a favore della Germania, venne dichiarato colpevole,
pubblicamente degradato e condannato all'ergastolo. Il mondo intero reagì con
proteste e il governo francese uscì fortemente danneggiato da questo affare, ma
solamente nel 1906 Dreyfus fu riabilitato[56].
L'"affare Dreyfus" lasciò dietro di sé molto rancore verso gli ebrei
favorendo in seguito l'instaurarsi del regime di Vichy, che divenne stretto
collaboratore dei nazisti.
Con la spartizione della
Polonia, alla fine del XVIII secolo, la Russia diventò sovrana sul gruppo più
numeroso, a livello mondiale, di comunità ebraiche. Caterina II confinò gli
ebrei nelle province di recente conquista, soprannominate zona di
colonizzazione. Contemporaneamente, ella invitò gli stranieri, esclusi gli
ebrei, ad insediarsi nella Russia centrale.
La condizione degli ebrei
si aggravò sotto Nicola I (1825-1855). I giovani ebrei, di età compresa tra i
dodici e i venticinque anni, venivano arruolati per il servizio militare e
trasportati in regioni remote dove, con ogni mezzo, compresi gli oltraggi e le
torture, erano costretti ad abiurare alla loro fede e ad aderire al cristianesimo[57].
In quest'epoca fu la
Romania, dopo la Russia, la nazione in cui gli ebrei subirono la più grave
oppressione: circa duecento mila ebrei patirono qui le peggiori persecuzioni,
come nei tempi più bui del medioevo[58].
Sotto il regno dello zar
Alessandro III, durante la Pasqua del 1881, scoppiò il primo grande pogrom che
colpì più di cento comunità ebraiche. Il consigliere antisemita dello zar
progettava di risolvere a suo modo la questione ebraica: un terzo degli ebrei
avrebbe dovuto emigrare, un terzo morire e un terzo scomparire (ossia, venire
convertito)[59].
I pogrom, e i conseguenti esodi di massa da essi provocati, proseguirono anche
sotto lo zar Nicola II (1894-1917) il quale riteneva gli ebrei assassini di
Cristo.
Nonostante l'orrore
dell'Olocausto e nonostante la popolazione ebraica fosse fortemente decimata,
anche dopo la seconda guerra mondiale si ripeterono in Polonia nuovi pogrom[60].
Questa propaganda
antisemita apparve per la prima volta nel 1905 nella Russia zarista. I
cosiddetti "protocolli dei Saggi di Sion", che accusavano gli ebrei
di una congiura mondiale, furono tradotti in parecchie lingue dopo la prima
guerra mondiale e continuarono ad esercitare un influsso duraturo per tutto il
ventesimo secolo. Nel 1921 si scoprì che si trattava di falsi, ma ciò non ne
interruppe la diffusione. Per iniziativa di Henry Ford, il potente e influente
industriale, tre edizioni dei protocolli ebbero in America un'ampia diffusione[61].
Nel 1922 due fanatici
dell'estrema destra assassinarono il ministro degli esteri della repubblica di
Weimar, Walther Rathenau, ebreo, convinti che egli fosse uno dei "Saggi di
Sion"[62].
Questi "protocolli" esercitarono il loro influsso più grande nella
Germania nazista.
Fu innanzitutto
l'antisemitismo cristiano a rendere possibile l'Olocausto, benché il
nazionalsocialismo fosse di per sé anticristiano. Hitler e i nazisti
proclamarono un Cristo "ariano", non ebreo, per trarre dalla loro
parte i cristiani, e presero a modello la legislazione cattolica e antiebraica
del medioevo insieme ai venefici scritti antiebraici di Martin Lutero, che essi
lessero e divulgarono. È significativo come, tra tutte le grandi nazioni
d'Europa, l'Olocausto ha avuto luogo nell'unica nazione che ha circa la stessa
percentuale di cattolici e di protestanti, segno che entrambe le tradizioni
cristiane erano impregnate di odio antisemita[63].
Le Chiese e la
maggioranza dei loro esponenti collaborarono apertamente con i nazisti[64].
Gli organi direttivi delle Chiese emanarono delle dichiarazioni comuni in cui
approvavano espressamente le leggi degradanti emesse dai nazisti contro gli
ebrei, appellandosi anch'essi in parte a Lutero[65].
Quando nel 1936 alcuni ecclesiastici tedeschi manifestarono personalmente a
Hitler la loro protesta per i maltrattamenti subiti dagli ebrei, Hitler rispose
sbrigativamente: "Di che cosa vi lamentate? Io eseguo solo ciò che voi da
secoli avete insegnato!"[66].
Non fu dunque certamente
una coincidenza se in Germania le sinagoghe bruciarono proprio nella notte del
455° compleanno di Lutero (tra il 9 e il 10 novembre 1938). In quella notte,
passata alla storia come "notte dei cristalli", con un'azione
imponente e accuratamente studiata i nazisti realizzarono quanto Lutero un
tempo aveva consigliato di fare[67].
Se è vero che alcuni cristiani per iniziativa individuale aiutarono gli ebrei,
in generale le due grandi Chiese non lo fecero.
Anche quando il
nazionalsocialismo fu all'apogeo della sua potenza e atrocità indicibili
iniziarono a diventare di dominio pubblico, soltanto una esigua minoranza si
schierò dalla parte degli ebrei ed essi furono lasciati soli proprio quando più
si trovarono nell'estremo bisogno. La maggior parte degli Stati non intraprese
nulla di ufficiale: nessuno voleva gli ebrei. Il plurisecolare antisemitismo
iniziava ad esigere il suo tributo.
Al processo per crimini
di guerra a Ulma, nel 1958, fu chiesto ad un ex prete lituano perché avesse
taciuto di fronte alle spaventose fucilazioni cui aveva assistito: questi
rispose di aver creduto che, in tal modo, si adempisse per gli ebrei la parola
"Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli"[68].
È spaventoso come questo passo biblico potesse essere utilizzato per giustificare una tale freddezza; eppure, anche cristiani di altre nazionalità hanno espresso idee simili.
Un nunzio pontificio, che
era stato pregato di intervenire contro le deportazioni dalla Slovacchia ad
Auschwitz – perché altrimenti, gli era stato detto, sarebbe stato versato tanto
sangue innocente di bambini ebrei – rispose indifferente: "In tutto il
mondo non esiste sangue innocente di bambini ebrei. Tutto il sangue ebreo è
intaccato dalla colpa. Voi dovete morire: è la punizione che attraverso questo
peccato [la crocifissione di Gesù] vi siete attirati"[69].
Interrogato in processo
davanti al tribunale internazionale di Norimberga, Julius Streicher, il più
feroce aguzzino degli ebrei nel Terzo Reich, dichiarò: "Il Dottor Martin
Lutero siederebbe oggi al mio posto sul banco degli imputati se l'accusa
prendesse in considerazione il suo libro, "Gli ebrei e le loro
menzogne", in cui il Dottor Martin Lutero scrive che gli ebrei sono una
genia di serpenti, che bisogna bruciare le loro sinagoghe, che bisogna
sterminarli… proprio questo abbiamo fatto!"[70].
La Svizzera chiuse le
frontiere. Il Canada e l'America avevano leggi sull'immigrazione così rigide
che vi fu vietato l'ingresso a molti ebrei. Il governo britannico ritirò la
concessione della Dichiarazione Balfour del 1917, che permetteva agli ebrei di
costruire in Palestina, territorio del mandato, un focolare nazionale, e per
migliaia di ebrei fuggiaschi, che durante il Terzo Reich o subito dopo
cercarono rifugio nella terra dei loro Padri, le porte rimasero chiuse.
A questo proposito va ricordata
anche la tragedia della "Struma", una nave carica di ebrei a cui gli
inglesi non permisero di approdare in Palestina e che dovette perciò cambiare
rotta: giunta nel Mar Nero, la nave colò a picco nell'inverno del 1942 sotto i
siluri delle torpediniere. Dei 769 profughi a bordo, uno solo sopravvisse.
L'indifferenza e la
passività di quasi tutte le nazioni alla vigilia della seconda guerra mondiale
favorì Hitler in modo decisivo e questi poté proseguire liberamente il suo piano
di sterminio di massa degli ebrei.
Nel luglio 1938 il
presidente Roosevelt indisse a Evian-les-Bains, in Francia, una conferenza
sulla questione profughi, per deliberare in merito al destino degli ebrei
europei. Deludente fu l'esito della conferenza: delle trenta nazioni
rappresentate, solo la Danimarca e l'Olanda si dichiararono disposte ad
accogliere alcune migliaia di ebrei. Tutti gli altri Paesi posero così tante
condizioni che non riuscirono a soddisfarne alcuna di quelle dei profughi. Spie
naziste riferirono a Hitler: "Fate pure ciò che volete degli ebrei:
nessuno li vuole"[71].
Quattro mesi dopo ebbe
inizio l'orribile persecuzione che costò la vita a sei milioni di ebrei.
Dopo l'Olocausto iniziò
nel nostro popolo un lento processo di ripensamento. Un passo importante in
questo senso è stata la Dichiarazione Sinodale delle Chiese evangeliche di
Renania, del 1980, in cui si afferma:
"Noi riconosciamo
amareggiati la corresponsabilità e la colpa della cristianità tedesca
nell'Olocausto"[72].
E nel Voto della Chiesa
Evangelica dell'Unione "Chiesa come Comunità di fratelli" (Barmen
III, 1980) si legge:
"Siamo chiamati
all'umile confessione della nostra infedeltà e della nostra colpa personale.
Poiché, per quanto concerne le relazioni tra cristiani ed ebrei, la storia
della cristianità è stata un rinnegamento quasi ininterrotto dell'elezione, mai
revocata, di Israele. All'antisemitismo che c'è stato nella storia della nostra
Chiesa, non possiamo che rispondere con vergogna e rimorso, aprendoci al
pentimento"[73].
Il secondo studio delle
Chiese Evangeliche Tedesche (EKD) sull'atteggiamento nei confronti
dell'ebraismo (1991) deplora "l'ininterrotta tradizione di polemica,
critica e discredito dell'ebraismo e degli ebrei" nella storia della
Chiesa:
"Mostrare
concretamente, per quanto possibile, la propria colpa, e riconoscerla
chiamandola per nome, è la condizione indispensabile affinché la confessione
del peccato non rimanga un puro rito, ma piuttosto sia fonte di conversione e
di rinnovamento"[74].
Nella Chiesa cattolica,
il Concilio Vaticano II ha posto con la Dichiarazione Nostra Aetate (1965) una pietra miliare.
Nella Dichiarazione la Chiesa condanna "tutte le esplosioni di odio, le
persecuzioni e le manifestazioni di antisemitismo"[75].
Papa Giovanni Paolo II ha in seguito ripetuto: "L'antisemitismo è senza
alcuna giustificazione e in ogni caso da condannare"[76].
Ma ciò non deve riguardare solo le prese ufficiali della Chiesa: la chiamata al pentimento è rivolta a ciascuno di noi. Alcuni vedono una corrispondenza tra il mancato pentimento personale riguardo la nostra colpa verso il popolo di Dio, e un certo ristagno spirituale all'interno delle comunità:
"Finché i cristiani
non riconosceranno davanti a Dio e davanti agli ebrei la loro parte di colpa
nella sofferenza del popolo ebraico… non vi sarà neppure alcun risveglio
spirituale"[77].
Lo storico e prete
cattolico Edward H. Flannery ha affermato, parlando dell'antisemitismo
cristiano:
"È una tragedia alla
quale Gesù partecipa. È Lui che nel Suo popolo è stato di nuovo crocifisso,
attraverso la mano di molti che erano battezzati nel Suo nome. Il peccato
dell'antisemitismo racchiude in sé molti peccati, ma in definitiva si tratta di
un rinnegamento della fede cristiana, di un rifiuto e di una negazione della speranza
cristiana e di una infermità e paralisi dell'amore cristiano.
Non è forse stata questa
la vera apostasia della cristianità? Che cioè il popolo più perseguitato
dell'epoca cristiana non sono stati i cristiani, a cui il loro Maestro aveva
preannunciato persecuzione (Giovanni 16:2-4), ma il Suo popolo, il popolo da
cui Egli veniva. E non è forse stato questo lo scandalo più grande: gli ebrei,
che nel corso della storia hanno dovuto portare il peso dato loro da Dio, non
hanno trovato nelle Chiese cristiane né alleati né difensori. Al contrario vi
hanno trovato i loro oppressori e diffamatori più fanatici. Una storia, questa,
che chiama al pentimento"[78].
Con lo stesso spirito
Madre Basilea ha scritto:
"L'imperativo di
oggi è schierarsi dalla parte di Gesù e vedere il Suo popolo con i Suoi stessi
occhi, il Suo sguardo di amore e di misericordia. Solo così ci toccherebbe il
cuore come un intero popolo, chiamato popolo di Dio, attraversa i secoli
disprezzato, povero, rifiutato ed esiliato, carico di malattie e dolori, simile
al servo di Dio descritto in Isaia 53 la cui immagine subito ci verrebbe in
mente (…)"[79].
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[1] M.Basilea Schlink, Israele, Mio popolo, Ed Insieme 2001, pag. 26*
[2] Karl Thierne (Hg), Kirche und Synagoge, Der Barnabasbrief und der Dialog Justins des Märtyrers (Chiesa e Sinagoga, La Lettera di Barnaba e il Dialogo di Giustino il Martire), Verlag Otto Walter AG, Olten, 1945.
[3] Da: Olga Marshall, Lydia Research Adviser, Swanwick, Inghilterra, Maggio 1977, pag.7.
[4] Edward H. Flannery, The Anguish of the Jews, Twenty-Three Centuries of Antisemitism (L'angoscia degli ebrei, Ventitré secoli di antisemitismo), Paulist Press, New York/Mahwah 1985, pag. 38ss.
[5] Hans Kühner, Der Antisemitismus der Kirche, Genese, Geschichte und Gefahr (L'antisemitismo della Chiesa, Genesi, storia e pericolo), Verlag Die Waage, Zurigo 1976, pag. 27.
[6] Werner Keller, Und wurden zerstreut unter alle Völker, Die nachbiblische Geschichte des jüdischen Volkes (E vennero dispersi in mezzo a tutti i popoli, La storia post-biblica del popolo ebraico), Droemer Knaur, Monaco/Zurigo 1966, pag. 129.
[7] Secondo Olga Marshall, op. cit., pag. 7.
[8] Clemens Thoma, Das besondere Buch (Il libro speciale), Freiburger Rundbrief Neue Folge 2/1996, pag. 97ss.
[9] Fritz May, Israel zwischen Blut und Tränen, Der Leidensweg des jüdischen Volkes (Israele tra sangue e lacrime, Il cammino di dolore del popolo ebraico), Verlag Schulte + Gerth, Aslar 1987, pag. 32ss.
[10] Werner Keller, pag. 129.
[11] Werner Keller, op. cit., pag. 129 / Edward H. Flannery, op. cit., pag. 68ss.
[12] Michael Krupp, Vergesse ich dein, Jerusalem (Se ti dimentico, Gerusalemme), Sternberg-Verlag, Metzingen 1962, pag. 23.
[13] Werner Keller, op. cit., pag. 237ss.
[14] Edward H. Flannery, op. cit., pag. 93.
[15] Michael Krupp, op. cit., pag. 25.
[16] Fritz May, op. cit., pag. 49.
[17] Werner Keller, op. cit., pag. 254.
[18] Michael L. Brown, Our Hands are Stained with Blood, The tragic Story of the "Church" and the Jewish People (Le nostre mani sono macchiate di sangue, La tragica storia della "Chiesa" e del popolo ebraico), Destiny Image Publishers, Shippensburg, Usa 1996, pag. 13.
[19] Werner Keller, op. cit., pag. 253 / Hans Kühner, op. cit., pag. 120.
[20] Werner Keller, op. cit., pag. 341.
[21] Gerhard Czermak, Christen gegen Juden, Geschichte einer Verfolgung (I cristiani contro gli ebrei, storia di una persecuzione), Eichborn Verlag, Frankfurt am Main 1991, pag. 81.
[22] Werner Keller, op. cit., pag. 254.
[23] Werner Keller, op. cit., pag. 245.
[24] Gerhard Czermak, op. cit., pag. 27.
[25] Fritz May, op. cit., pag. 56.
[26] Michael L. Brown, op. cit., pag. 12.
[27] Fritz May, op. cit., pag. 52.
[28] Hans Kühner, op. cit., pag. 108.
[29] Werner Keller, op. cit., pag. 277.
[30] Werner Keller, op. cit., pag. 278.
[31] Hans Kühner, op. cit., pag. 145.
[32] Werner Keller, op. cit., pag. 259.
[33] Gerhard Czermak, op. cit., pag. 60ss.
[34] Secondo Michael L. Brown, op. cit., pag. 62ss.
[35] Werner Keller, op. cit., pag. 268.
[36] Vedi sopra, pag. 268ss. / Edward H. Flannery, op. cit., pag. 107.
[37] Edward H. Flannery, op. cit., pag. 112.
[38] Edward H. Flannery, op. cit., pag. 103ss.
[39] Vedi sopra, pag. 132.
[40] Vedi sopra, pag. 135ss.
[41] Edward H. Flannery, op. cit., pag. 137.
[42] Vedi sopra, pag. 120.
[43] Vedi sopra, pag. 139ss.
[44] Hans Kühner, op. cit., pag. 107.
[45] Vedi sopra, op. cit., pag. 166.
[46] Martin Lutero, Ausgewählte Werke (Opere selezionate), Monaco 1938, citato in: Fritz May, op. cit., pag. 56.
[47] Martin Lutero, op. cit., pag. 60ss.
[48] Edward H. Flannery, op. cit., pag. 153.
[49] Edward H. Flannery, op. cit., pag. 155.
[50] Werner Keller, op. cit., pag. 341.
[51] Edward H. Flannery, op. cit., pagg. 155-156.
[52] Werner Keller, op. cit., pag. 348.
[53] Edward H. Flannery, op. cit., pagg. 157-158.
[54] Vedi sopra, pag. 158.
[55] Heinrich Graetz, Volkstümliche Geschichte der Juden (La storia popolare degli ebrei), III volume, R. Löwit Verlag, Vienna e Berlino, 10 edizione, pag. 540.
[56] Simon Wiesenthal, Jeder Tag ein Gedenktag, Chronik jüdischen Leidens (Ogni giorno una memoria, Cronaca della sofferenza ebraica), Ullstein, Frankfurt/M-Berlino 1990, pag. 32.
[57] Edward H. Flannery, op. cit., pag. 171ss.
[58] Vedi sopra, pag. 173.
[59] Vedi sopra, pag.189ss.
[60] Vedi sopra, pagg. 191, 272.
[61] Edward H. Flannery, op. cit., pag. 192ss.
[62] Vedi sopra, pag. 207ss.
[63] Dennis Prager e Joseph Telushkin, Why the Jews? The Reason for Antisemitism (Perché gli ebrei? La ragione dell'antisemitismo), Simon & Schuster, New York 1983, pag. 104, citato da Michael L. Brown, op. cit., pag. 7.
[64] Fritz May, op. cit., pag. 98.
[65] Secondo Fritz May, op. cit., pag. 103.
[66] Franklin H. Littell, Den Holocaust erfinden (Inventare l'Olocausto), Freiburger Rundbrief Neue Folge, 2/1997, pag. 111.
[67] Fritz May, op. cit., pagg. 61, 94.
[68] Rudolf Pfisterer, Verantwortung, Informative Texte: Jüdisch-christlicher Dialog, Strafvollzug (Responsabilità, Testi informativi: Dialogo Ebraico-Cristiano, esecuzione della pena), Hänssler-Verlag, Neuhausen-Stuttgart, 1985, pag. 217.
[69] Vedi sopra, pag. 217 / Eliezer Berkovits, Faith After the Holocaust (La fede dopo l'Olocausto), Ktav, New York, 1973, pag. 19, citato da Michael L. Brown, op. cit., pag. 218.
[70] Der Prozess gegen die Hauptkriegsverbrecher (Il processo contro i principali criminali di guerra), volume III, pag. 346, citato da Fritz May, op. cit., pagg. 94-95.
[71] Peter Steffens in: Leny Zomerdijk, Vijftig jaar na Auschwitz, De wereld, Nederland en de moord op zes miljoen Joden, Stichting Berlijn-Evian, Barneveld 1995, pag. 11.
[72] Die Kirchen und das Judentum, Dokumente von 1945 bis 1985 (Le Chiese e l'Ebraismo, Documenti dal 1945 al 1985), pubblicati da Rolf Rendtorff e Hans Hermann Henrix, Verlag Bonifatius-Druckerei Paderborn, Chr. Kaiser Verlag Monaco 1988, pag. 593ss.
[73] Vedi sopra, pag. 601ss.
[74] Christen und Juden II, Zur theologischen Neuorientierung im Verhältnis zum Judentum. Eine Studie der Evangelischen Kirche in Deutschland (Cristiani ed Ebrei II, Il nuovo orientamento teologico nelle relazioni con gli ebrei, Uno studio della Chiesa evangelica in Germania), Gütersloher Verlagshaus Gerd Mohn, Gütersloh 1991, pag. 29ss.
[75] Die Kirchen und das Judentum (La Chiesa e l'Ebraismo), op. cit., pag. 43.
[76] Nachrichten aus Israel (Notizie da Israele), nr. 231, novembre 1997, pag. 16.
[77] Fritz May, op. cit., pag. 136.
[78] Edward H. Flannery, op. cit., pag. 295.
[79] M. Basilea Schlink, op. cit., pag. 39(*).
Autore | Comunità
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Pubblicazione | Prima pubblicazione sul web luglio 2003 - Ultimo aggiornamento 20 February 2008 |
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